Ci alziamo dal letto alle 7.30, controlliamo il telefono e…SIIII…la traduttrice ci ha risposto subito alla nostra richiesta di correzione dell’errore! Di corsa accendiamo i pc e facciamo l’upload di questo ultimo documento, paghiamo e riceviamo conferma che la nostra richiesta è in coda: ci siamo riusciti prima di partire!!Ora dobbiamo di corsa andare dal medico. E’ sorto un piccolo problema proprio ieri e dobbiamo risolvere anche questa il prima possibile.
Ci cosi tante cose da fare e da pensare che quasi non riesco a “sentire” il giorno, quasi non riesco a comprendere che mi trovo in uno di quelle date che ricorderò per il resto della mia vita. Il 14/01/2016 è iniziato il viaggio dei miei sogni accanto alla donna dei miei sogni. Ovviamente non so come andrà a finire questa avventura ma so per certo che qualcosa in più da raccontare ai miei nipoti la avrò alla fine di questo viaggio. E questo sento che mi basta, anzi sono elettrizzato.
Tornando al corso (è proprio il caso di dirlo) degli eventi il medico ci prescrive una cura senza avere il tempo tecnico di avere le risposte delle analisi più approfondite. Speriamo che anche questa vada bene. Comunque siamo d’accordo che non appena avrà le risposte ci contatterà per dirci se la cura va bene o se dobbiamo trovare in qualche farmacia asiatica il principio attivo più idoneo alla nuova diagnosi.Ora ci siamo davvero. Torniamo a casa e diamo un ultimo controllo a tutti i nostri (pochi) bagagli: due zaini da 40 litri e due zainetti per le piccole cose. I documenti, i soldi e i telefoni (oramai indispensabili device) ci sono. In realtà il telefono di Erika lo abbiamo ripreso funzionante dal centro riparazioni da poco perché, come se non bastasse, qualche giorno fa le era caduto in una pozza d’acqua e non si accendeva più; dire che questi giorni sono stati convulsi è dare solo una pallida rappresentazione della realtà.
Le recenti notizie che vengono da Istanbul ci hanno reso le ultime ore veramente snervanti, abbiamo messo in discussione per l’ennesima volta la nostra decisione di voler fare tutto via terra invece di prendere un aereo e volare diritti in Sud-est Asiatico. La paura, quella irrazionale, c’è, ovviamente, saremmo dei pazzi a non averla, ma la ragione e il cuore ci dicono uno che il rischio è probabilisticamente basso e l’altro che IL nostro viaggio non merita scorciatoie. Vogliamo vivercelo tutto. Speriamo bene!
Andiamo in aeroporto per l’ultimo saluto ai miei genitori prima della partenza. Il momento è di quelli che ti rimangono dentro per la vita. Nessuno dei due mi ha minimamente ostacolato in questa scelta “un po’ fuori dagli schemi” (per dirla con un eufemismo); mi sono sempre stati vicino, mi hanno aiutato nei momenti del bisogno e mi hanno ripetuto cento volte che mi aiuterebbero nel caso qualcosa dovesse andare storto. Nonostante si leggesse nei loro occhi il dispiacere di vedermi partire per cosi tanto tempo mi hanno sempre detto di godermela anche per loro. Mi hanno veramente fatto sentire cosa significa avere una famiglia. Avere due persone cosi forti come genitori è un privilegio e di questo non mi dimenticherò mai.
Di colpo ci troviamo soli io e il mio amore. Siamo a Fiumicino ed ora siamo veramente io e lei in cammino verso il mondo.Siamo entrambi elettrizzati e spaventati all’idea di quello che ci attende. Ci rispondiamo che basterà risolvere un problema alla volta, senza vederli tutti insieme, per raggiungere il nostro obiettivo. Non vediamo l’ora di essere nel “vivo” del viaggio, di esserci dentro, per lasciare tutte le paure a casa. Atterriamo ad Istanbul (s. Gocken) e troviamo facilmente l’autobus che ci porta a Pendik, bel quartiere di Istanbul nella parte asiatica, da cui partono i treni per Ankara che dobbiamo prendere domani (se troviamo i biglietti). Istanbul abbiamo deciso di non vederla di nuovo; ci siamo stati l’anno scorso a capodanno e quindi se riusciamo vorremmo continuare subito.
Passiamo in albergo (Cinar Motel) a lasciare gli zaini prima di andare a sentire in stazione per i biglietti. Il quartiere ci colpisce subito positivamente. E’ straordinariamente vivo, come tutta Istanbul del resto. Non c’è niente di particolarmente bello da vedere ma ci sono un’infinità di negozietti e di alimentari di ogni tipo che mi mettono allegria. Oramai da noi ci sono solo le grandi catene da cui si può andare a comprare, mentre qui capisci che in questo micromondo potresti trovare qualsiasi cosa di cui tu abbia bisogno.
L’albergo è caldo e accogliente, soprattutto caldo. C’è il condizionatore impostato su 30°C e in stanza sembra di essere in un vulcano. Comunque è pulito e se non fosse lontanissimo dal centro lo consiglierei anche per soggiorni a Istanbul.Andiamo in stazione dove ci dicono che domani è tutto FULL per Ankara. Ecco appunto, iniziamo bene. Ci ragioniamo un secondo e decidiamo di chiedere per il 16 direttamente per Erzurum (anche Ankara non avevamo intenzione di visitarla a fondo non avendo letto niente di particolarmente interessante). Stavolta fila tutto liscio e ci troviamo i biglietti con partenza da Istanbul(Pendik) alle 9e15 con arrivo ad Ankara alle 13e17 e successivo treno delle 18 per Erzurum dove si conta di arrivare alle 14 del 17 gennaio!! Siamo soddisfatti e oltretutto rivedere Istanbul domani ci fa un piacere immenso.
Ceniamo in uno dei mille ristorantini, io con una Pida carne e formaggio e Erika con dei kofte cucinati da dio il tutto annaffiato da dell’ottimo Turkish Ayran fresco (che riassaggiato quest’anno mi piace veramente tanto)!Andando a letto ci ritornano su un po’ di paure per il viaggio ma ne parliamo serenamente e a lungo e questo ci aiuta ad esorcizzarle. Oramai abbiamo capito che questo è il nostro modo di affrontare le “difficoltà”.