Villa de Leyva - I contrasti della Colombia

04 - 05 Settembre 2019

Oggi inizia il viaggio vero e proprio con il nostro primo trasferimento in autobus. Dopo la colazione in ostello, ci facciamo chiamare un taxi per andare al Terminal de Transporte di Bogotà, dove partono tutti gli autobus per varie destinazioni in Colombia. La nostra è Villa de Leyva, una piccola cittadina coloniale a 4 ore da Bogotá. La strada per il terminal è super trafficata, fortuna che non abbiamo molta fretta. Nel taxi abbiamo anche tempo di capire il sistema tariffario: il numero indicato nel tassametro non è il prezzo finale ma un numero che viene convertito nel prezzo finale attraverso una tabella; ad esempio 50 significa 4100 pesos.

In questo taxi c’è sia il tassametro che la tabella di conversione quindi siamo certi di non essere fregati. Ma questa volta stiamo provando veramente ad essere un po’ più rilassati quando si tratta di essere trattati come turisti con prezzi che si gonfiano come niente. In fondo per noi non sono che qualche euro anche quando raddoppiano i prezzi, quindi per viverci meglio questa esperienza ci faremo “fregare” consapevolmente senza arrabbiarci se non siamo trattati come locali...in fondo non siamo locali!

La stazione degli autobus ci sorprende, è super organizzata e pulita. I bagni sono a pagamento (1000 pesos), ma ultra puliti...che bella sensazione! La carta igienica è fornita al momento del pagamento, probabilmente per evitare sprechi.
Andiamo subito a sentire qualche compagnia e alla fine decidiamo per Flota Valle de Tenza che ha la partenza più prossima. Mentre aspettiamo mi prendo il primo café con leche delle bancarelle a soli 2000 pesos. Mi piace molto il caffelatte che fanno qua, gli intenditori di caffè e cappuccini inorridirebbero, ma per me è esattamente come me lo faccio a casa la mattina: la giusta quantità di latte e caffè e bollente!!

Il tragitto per Villa de Leyva passa senza troppi drammi, la strada non è malissimo anche se gli ammortizzatori dell’autobus non sono dei migliori. Il conducente sembra avventuroso al punto giusto con qualche sorpasso al limite, ma tutto sommato ci sentiamo al sicuro. Notiamo che sull'autobus c'è un numero da chiamare per dare il proprio giudizio sullo stile di guida del conducente (“Como conduzco? ,”) da questo deduciamo che c'è un tentativo di rendere i viaggi in autobus più regolamentati e sicuri.

A quasi un’ora dalla fine del viaggio iniziamo a salire di quota e i panorami si fanno molto belli tra valli verdeggianti e punte brulle. Ad ogni curva vediamo raccoglitori di patate in azione che lavorano senza sosta. Notiamo anche una grande quantità di cani in giro anche se non saprei dire se sono randagi o no, ma non sembrano aggressivi.

Arriviamo alla stazione di Villa de Leyva affamati, accaldati (qui fa più caldo che a Bogotá) e con necessità di andare in bagno. Decidiamo di trovare in fretta un posto dove alloggiare, ci dirigiamo ad uno che avevamo visto su Booking ma sembra chiuso, quindi torniamo nella strada principale e ne proviamo un altro. Qua si tiene la prima timidissima e scarsa conversazione totalmente in spagnolo.
Grazie al mini frasario che tengo sempre in borsa riusciamo a dirgli che vogliamo una camera con letto doppio, che vogliamo sapere il prezzo e se possiamo vederla. Mi sento molto soddisfatta di questo primo tentativo anche se quando la ragazza inizia a parlare velocemente stento a capire. Mi piacerebbe molto imparare a comunicare senza problemi in questo periodo che siamo qua, non solo per queste piccole comunicazioni di servizio, ma anche per fare un po’ di conversazione con le persone del luogo che almeno qui in Colombia sembrano molto gentili e aperte!

La camera è perfetta e per un prezzo stracciato ha anche il bagno privato con una doccia favolosa. Lasciamo in fretta le nostre cose e andiamo subito a cercare il pranzo. Troviamo un ristorantino vicino all’hotel che sembra carino anche se decisamente costoso rispetto agli standard di un almuerzo casero. Siamo però contenti di spendere un po’ di più perché i piatti sembrano un po’ più sani; io mi mangio una buonissima trota grigliata, il platano non manca mai nella combo :)

Adesso che ci siamo sistemati, anche di stomaco, prendiamo il nostro equipaggiamento da turisti e andiamo a visitare la cittadina. La strada principale porta alla piazza centrale. A pochi passi dal nostro hotel inizia la parte “coloniale” o ricostruita come tale e subito si vede la differenza. Le strade sono più pulite e più’ caratteristiche, i piccoli e rumorosi locali che vendono pranzi veloci e una miriadi di dolci zozzissime sono sostituiti da ristorantini e cafe’ di un certo livello, negozi di souvenirs sono ovunque.

Villa de Leyva
I balconi coloniali

Ovviamente il tutto fa la sua impressione, così ben tenuto, ma ci chiediamo se è reale o se è solo un’oasi per turisti.

Villa de Leyva
La strada principale

Le strade sono ancora un po’ vuote e ci ricordiamo che a quest’ora sono tutti a fare la siesta.
Arriviamo alla piazza centrale e rimango stupita. Razionalmente non è niente di che, è una piazza con degli edifici che sembrano storici e una chiesetta carina, ma quello che mi stupisce è la dimensione. In un paesello così piccolo questo spazio enorme da’ una sensazione di grandezza. Le montagne dietro poi fanno il resto.

Villa de Leyva
La amplissima piazza centrale

Dopo un po’ di foto di rito continuiamo a camminare nelle stradine senza una vera meta e cercando di perderci un po’.

Villa de Leyva
Mezzi di trasporto tipici

Dopo una mezzoretta però arriva di nuovo la botta del jet lag e io divento uno zombie. Marco, che mi vede in difficoltà, suggerisce di andare anche noi a fare la siesta. Alla fine le cose principali da vedere sono finite e anche se nei dintorni ci sarebbe altro da fare, come la salita a El Santo per vedere il panorama e la casa di terracotta, non dobbiamo essere troppo duri con noi stessi. Ci vuole un po’ di tempo per entrare nel mood viaggiatori e soprattutto per superare questo maledetto jet lag che mette k.o.

Dopo una bella dormita e una doccia calda siamo pronti per ripartire anche se non mi sento ancora riposata per niente, anzi il mio corpo è ancora in piena fase REM. Con fatica trascino le gambe e cerco di non pensare alla spossatezza che sento.
Andiamo di nuovo alla piazza centrale e poi prendiamo altre stradine.

Villa de Leyva
Vagando per le stradine secondarie

Una di queste porta ad una specie monastero dove un gruppo di bambini e ragazzetti sta giocando. Adesso le strade sono decisamente più gremite di gente e i negozi sono tutti aperti. Dal monastero proseguiamo e dopo poco ci troviamo nella vera Villa de Leyva. In pochi metri la cittadina coloniale tranquilla e pulita si trasforma in una strada piena di smog con motorini che sfrecciano ovunque, case diroccate e i tipici negozietti che vendono un po’ di tutto. Qui non passiamo inosservati e si chiederanno tutti cosa ci fanno due persone come noi qui.
La differenza così netta tra il posto per turisti e la realtà mi mette sempre una strana sensazione addosso, come di disagio o addirittura di vergogna. Noi viaggiatori ricchi andiamo nei posti e godiamo della raffinatezza architettonica di queste cittadine gioiello, degli stop indispensabili secondo la Lonely Planet, ma indispensabili per cosa? E’ veramente indispensabile per scoprire la vera essenza di un paese? La Colombia è il ricostruito centro di Villa de Leyva o le mille cittadine desolate che attraversiamo con gli autobus e che non sono neanche menzionate nella Lonely Planet?
Dall’altra parte però penso anche che investire soldi nel ricostruire il centro di questa cittadina e renderlo appealing per gente come noi porta soldi e lavoro anche per le persone che a pochi metri vivono nelle baracche. Quindi è poi così sbagliato pubblicizzarle e portarci turisti per scoprire le bellezze coloniali del passato? La verità è che una risposta non ce l’ho e la sensazione di disagio un po’ rimane sempre.

Dopo questo giro fai da te, torniamo nella piazza centrale che con le luci della sera si merita altri scatti.

Villa de Leyva
Lo scorcio della piazza dalla chiesa

Marco cerca disperatamente uno scatto con un uomo colombiano con il cappello allora ci sediamo nella scalinata della chiesa per aspettare il soggetto giusto, che però purtroppo non arriva. Ci rifugiamo allora in una caffetteria che da’ sulla piazza e ci gustiamo due chai mentre guardiamo la luce che scende ancora di più’ nella piazza. Questo stop però ci è costato caro. I due chai vengono 12400 pesos. La cifra assoluta è irrisoria, sono circa 4 euro, ma la cosa che ci disturba sempre è che di solito un café con leche costa 2000 pesos alle bancarelle per strada o 3-4000 in posti al chiuso. Come spiegato prima, non ci arrabbiamo troppo, ma impariamo a chiedere sempre prima di ordinare :)

Si è fatta sera, in realtà non è molto tardi, sono ancora le 7 ma siamo stanchissimi e non sappiamo più’ cosa fare. Siccome a pranzo abbiamo un po’ esagerato decidiamo di stare leggeri per cena. Andiamo in una specie di supermercato e dopo un po’ di indecisione Marco si prende 2 yogurt e io barrette di riso, pomodori e un formaggetto. Ci ritiriamo in camera e poltroneggiamo fino a ora di cena guardando programmi trash della tv colombiana.
Al momento di mangiare, mi preparo i pomodori a fette per poi scoprire che non sono pomodori. Non ho idea di cosa siano, la buccia è immangiabile e la polpa ha un sapore che disgusta. Cerco di mangiarli, qualunque cosa siano, ma non riesco a finirli. Mi butto allora su gallette di riso e formaggio. Quando apro il formaggio scopro che insieme c’è una roba arancione non ben definita. La assaggio ed è tipo una caramella gommosa dolcissima...stasera non sono stata molto fortunata con la cena fai da te :) In realtà’ poi scopriamo che il formaggio con bocadillo (la roba arancione) va alla grande, un po’ come cacio e pere. Mah…

Dopo questa mesta cena, mi metto al lavoro e preparo il primo articolo da pubblicare sul nostro sito. Ci metto un bel po’ di tempo perché’ devo ancora settare il workflow perfetto, ma alla fine è pubblicato l’articolo doppio della partenza!! Adesso possiamo andare a nanna felici...peccato che per il nostro corpo adesso è mattino!

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