Cartagena parte II - Hablamos español, màs o menos

12 - 13 Settembre 2019

Il quarto giorno a Cartagena inizia con la sveglia presto. Oggi abbiamo deciso di andare in centro presto per poterci godere le sue bellezze prima che la calca di turisti si scateni. Facciamo una colazione veloce e poi si parte! Prendiamo il taxi e ci facciamo lasciare a Getsemani, il quartiere prima delle mura che lo dividono dal centro. E’ il quartiere con più alta densità di ostelli, movida e di conseguenza backpackers. Pur non essendo ripulito come il centro, ci sono delle stradine molto interessanti con graffiti e bei colori. Arriviamo anche ad una piazza in cui ragazzetti e vecchietti stanno facendo colazione con arepas e empanadas venduti da un venditore ambulante. E’ sempre bello vedere questi piccoli spaccati di vita quotidiana.

 

Getsemani in Cartagena
Selfie al Getsemani

Incontriamo anche un signore americano che mi chiede cosa mi sono fatta alla caviglia e ci racconta la storia della sua vita. Purtroppo non riusciamo ad essere molto empatici perché non ci fa sentire proprio vibrazioni positive.

Getsemani in Cartagena
Un momento di vita quotidiana nel quartiere Getsemani

Proseguiamo per il centro, non sono ancora le 9. Giriamo tra le stradine vuote con negozi ancora chiusi. L’atmosfera è sicuramente più tranquilla che nelle ore di punta. Adesso ci sono solo venditori e proprietari di negozi che si preparano per l’arrivo dei turisti. Alcuni di questi mi riconoscono da ieri (di ragazze straniere bionde con le stampelle non se ne vedono molte in giro) e mi fanno i complimenti per i miei miglioramenti e mi augurano di guarire in fretta. Ormai sono diventata l’attrazione del paese. Anche il venditore ambulante di magnetini, a cui ieri avevo chiesto un magnete della Colombia in generale invece che solo di Cartagena, mi corre incontro e mi mostra le nuove acquisizioni di magneti che, come richiesto, rappresentano la Colombia in generale. Mi fa sorridere la sua proattività, purtroppo però ho già comprato il magnete letteralmente 5 minuti fa.

Alle 9, quando apre la cattedrale, entriamo e ci sediamo mentre si dice il rosario. L’atmosfera in chiesa qua sembra diversa che da noi, le porte sono sempre tutte spalancate e la gente va e viene tutto il giorno, per una piccola preghiera, il rosario o la messa vera e propria.
Ci facciamo ancora un giro per il centro e andiamo alla ricerca di una camicetta carina per Marco che al momento ha solo abbigliamento tecnico. Il motivo principale è che stasera vogliamo andare al ristorante tipico che ci ha consigliato l’insegnante di spagnolo e ci vogliamo vestire un po’ più carini del solito :)

Il centro di Cartagena ormai non ha più segreti, dopo le passeggiate (lente) degli ultimi 3 giorni, pertanto decidiamo di tornare a casa per riposarci prima della lezione di spagnolo.

Cartagena
Tutte le carrozze di Cartagena mi vogliono far salire viste le mie condizioni!

Così passiamo il resto della mattinata a scrivere il blog, mettere a posto foto e altre piccole faccende come andare a portare i vestiti in lavanderia. Marco si presta per questa ultima faccenda visto che ancora non cammino bene e al suo ritorno si presenta col alcune sopresine per il pranzo, tra cui una papaya intera molto saporita.
Dopo pranzo facciamo anche i compiti di spagnolo e ripassiamo la lezione di ieri e poi andiamo. Prima di entrare saluto sempre la mia amata signora-semaforo e già sono felice.

La lezione oggi si incentra sul verbo estar e involve anche quindi frasi per dare indicazioni per raggiungere luoghi. Oggi parliamo anche di una celebrazione tipica colombiana che è la festa dei 15 anni (quinceanero). Essa rappresenta il passaggio da bambina a ragazza e solo le ragazzine la tengono, mentre i maschietti no. Sembra sia una festa davvero importante e molto in grande, con molti invitati, molto cibo ovviamente e danze. Il rituale che segna il passaggio a donna è il cambio delle scarpe: a metà festa infatti la ragazzina cambia le scarpe basse con scarpe con il tacco e diventa donna, per poi fare una danza tipica circondata da ragazzi della sua età.
Diana ci dice che pero lei non ha voluto farla, per sua sorella hanno organizzato la festa dei 15 anni in casa e il giorno dopo era orribile, tutto sporco e in disordine, tanto da rimanerne disgustata e non volerla fare per se.
Anche oggi la lezione è finita e abbiamo imparato molte cose e scambiato racconti sulle nostre culture. Bellissimo.

Il pomeriggio lo passiamo in casa, sempre per far riposare il mio piede il più possibile e tornare presto in pista. Ci mettiamo in terrazzino e ci dedichiamo ancora a foto e sito e cerchiamo di programmare qualcosa per la partenza di domani.
Quando si fa sera ci mettiamo i nostri abiti migliori (che in condizioni normali sarebbero i peggiori) e andiamo verso il ristorante La Casa del Socorro per una cena tipica. Convinco Marco ad andare a piedi data la poca distanza e dato che la mia caviglia va meglio. Non ce la faccio più a stare ferma!
La passeggiata è piacevole con l’arietta lievemente più fresca della sera. Camminando passiamo la piazzetta vicino alla scuola di spagnolo dove, come avevamo notato anche ieri sera a cena, ci sono gruppetti di ragazzi che fanno una ginnastica tipo cross fit e un gruppo che sta facendo una lezione di salsa. Alla nostra destra invece c’è un parchetto con attrezzi da ginnastica, anch’esso pieno di gente. Vediamo anche un sacco di gente correre o in bici e riflettiamo quindi che nonostante il loro amore per il cibo (grasso), i colombiani sembrano molto attivi e sportivi. Ci ricordiamo infatti che a Bogotá, nel quartiere del nostro ostello, c’erano nel giro di pochi metri 2 o 3 palestre e un sacco di negozi di alimentazione sportiva. Chissà quando inizieremo di nuovo noi a fare sport…

Attraversiamo il ponte lasciandoci dietro Manga e entrando nel quartiere Getsemani. Ad un incrocio vediamo due cani randagi (in Colombia ce ne sono davvero tanti, anche se non sembrano per niente randagi!!) che abbaiano alle macchine che passano e con Marco ci costruiamo su una delle nostre storie infinite in cui ci immaginiamo uno dei due cani, che chiameremo Pablo, chiamare l’altro, Pedro per invitarlo ad uscire “ao Pedro, non poi capi, conosco un posto fantastico, se divertimo a bomba, se mettemo li e abbaiamo alle macchine che passano tutta la sera!”, “Pablo, ma sei sicuro, non è che sono molto convinto”, “Pedro, è na sicurezza fidate”. Le risate che ci facciamo (e che mi sto facendo anche adesso a ricordarlo), le lacrime!
Tra cavolate e chiacchiere varie, arriviamo al ristorante, entriamo, ci sediamo e poi ci accorgiamo di essere andati a quello sbagliato: la profesora ci aveva consigliato La Cocina Del Socorro, mentre noi siamo a La Casa del Socorro...va beh, ormai non possiamo cambiare.
Ci prendiamo 2 piatti tipici: il Sancocho, che è una zuppa di pesce con latte di cocco, e una cazula de mariscos, un’altra zuppa di frutti di mare, simile ad un cacciucco. Due sapori completamente diversi, uno più simile ai piatti del sud est asiatico, mentre l’altro molto più simile ai nostri sapori. Condiamo il tutto con una limonata di cocco, bevanda consigliataci alla scuola di spagnolo, molto buona.

dinner in Cartagena
La nostra cena

La cena è ottima e siamo molto soddisfatti. Spendiamo un bel po’ ma ne è valsa la pena!
Tornando a casa a piedi vediamo il cane Pablo rincasare, anche lui, cosi entusiasta della sua idea per la serata, si è stancato di abbaiare alle macchine :)

Il quinto e ultimo giorno a Cartagena inizia con una sveglia presto. Dobbiamo lasciare la camera prima di andare a lezione alle 9 e ancora la nostra roba sta tutta in giro. In più dobbiamo fare colazione e fare i compiti.
La signora-semaforo è come sempre li al solito passaggio pedonale e oggi ci scambiamo 2 chiacchiere, vorrei dirle che è l’ultimo giorno e che da domani non vedrò più i suoi occhi buoni, ma ancora mi manca un po’ di vocabolario in spagnolo.
L’ultima lezione si basa sul verbo tener, la differenza con haber e la differenza tra ser e estar. In più studiamo la coniugazione dei verbi regolari al presente e qualche frase necessaria da sapere per comunicazioni di base. Ovviamente in 4 giorni non potevamo arrivare ad un livello ultra avanzato, ma questa scuola ci ha dato delle buone basi per sbloccarci e tanta tanta voglia di continuare il processo di apprendimento. Durante la pausa facciamo conversazione con l’altro gruppo e possiamo notare che oggi sappiamo comunicare decisamente di più. Siamo davvero soddisfatti di questa esperienza...alla fine non tutti i mali vengono per nuocere!
A fine lezione ci danno un attestato di frequenza e facciamo un po’ di foto di rito con gli attestai e la nostra cara profesora Diana. Siamo i primi studenti italiani della scuola e ne siamo orgogliosi!

Getsemani in Cartagena
Noi felici del risultato raggiunto con la nostra “profesora”

Adesso dobbiamo solo aspettare le 5 di stasera per andare al terminal degli autobus e prendere l’autobus notturno per Medellin. Avevamo pensato di occupare il pomeriggio andando a visitare il castello di Cartagena, ma un po’ non ci attira tanto, un po’ non voglio ancora sforzare troppo il piede e decidiamo di passare il tempo nella guesthouse a metterci in pari con blog e foto.
Fortunatamente gli spazi in comune sono enormi e possiamo sfruttarli anche se abbiamo lasciato la camera. Ci giriamo tutto il pomeriggio tra il tavolo, il divano e la sedia a dondolo. Verso le 4 mi viene voglia di gelato ed esco verso il minimarket per comprarne uno, mentre Marco vigila sui nostri possedimenti.
Da che avevamo tutto il tempo del mondo, ci accorgiamo che si sta velocemente facendo ora di partire. Ci facciamo una doccetta veloce per pulirci dal sudore della giornata e ci asciughiamo con lo scottex dato che gli asciugamani non li abbiamo più (e non vogliamo bagnare i nostri prima di partire)...quando si dice la povertà!
Di fretta rimettiamo a posto tutti gli zaini e partiamo. Marco si accolla entrambi gli zaini grossi perché ancora non vuole che porto troppo peso sulla caviglia...questo è vero amore!! (occhioni a cuoricino).

E adesso inizia l’epopea per raggiungere la stazione degli autobus a causa di una serie di errori di valutazione. Il primo, grande, errore è quello di aver prenotato online il nostro posto nell’autobus per Medellin delle 19.30. Mai prenotare! Questo crea un tempo da rispettare, invece di darci la liberta di arrivare a qualsiasi orario e prendere il primo bus disponibile.
Secondo errore: dare per scontato che i tassisti ci saltino addosso come avvoltoi per appropriarsi la corsa verso il terminal dei bus. Di solito questo è il caso e dobbiamo sempre scanzarli e dire di no. Oggi che ne abbiamo un bisogno tremendo per arrivare in orario nessuno si ferma. Il terminal è a circa mezzora dal centro e sembra che nessun tassista voglia allontanarsi dalla zona centrale che in questo momento li fa guadagnare di più. Per peggiorare la situazione ci eravamo dimenticati che stasera c’è un festival musicale in centro che ci hanno detto attiri molte persone da tutta la Colombia. I taxi sono tutti strapieni, i pochi che si fermano ci dicono che non ci vogliono portare fin laggiù. Proviamo con uber, niente, nessuna auto disponibile. Siamo in preda alla disperazione, è già molto tardi e le speranze di trovare un passaggio sembrano molto basse. Di autobus poi da qui non ne partono per il terminal. Ad un certo punto, all’ennesimo tassista che si ferma e dice no, Marco fa una supplica, le mostra me dall’altra parte della strada con le stampelle, gli dice che abbiamo un autobus prenotato e alla fine il santo tassista cede alle nostre preghiere. Oddio, santo non lo è eccessivamente visto che accetta solo in cambio del doppio del costo di una normale corsa verso il terminal. Non possiamo rifiutare, è la nostra unica speranza di arrivare.
Terzo errore: non controllare la situazione del traffico su Google Maps. La strada per il terminal è completamente bloccata. Quello che di solito è un tragitto di mezzora, adesso è dato a 45-50 min. L’orario di arrivo che Google Maps segna sono le 19, solo mezzora prima dalla partenza del bus, se la situazione non peggiora. Il nostro caro tassista è molto vivace e tenta strade alternative, ma alla fine il blocco grande lo becchiamo lo stesso. Arrivare mezzora prima in realtà sarebbe sufficiente se non ci fosse scritto nella prenotazione che dovremmo arrivare 1 ora prima per recarci al chiosco della compagnia e farci dare i veri biglietti. La conferma di prenotazione non basta! In più dovremmo anche cenare, cosa che per il momento passa in secondo piano.
Il quarto non è un errore nostro, ma pura sfiga. Arrivati al terminal, mentre Marco paga il tassista e prende gli zaini, io corro (per modo di dire) allo sportello. Spero che con le stampelle possa fare pena agli operatori e mi diano i biglietti anche se siamo arrivati tardi. Mi metto in una delle 3 file e subito mi accorgo che non scorre. C’è qualcosa di strano. Marco prova a chiedere in giro, ma gli dicono tutti di aspettare il proprio turno allo sportello. Gente passa avanti, gli operatori che vanno e vengono dallo sportello, non si capisce niente. Alla fine mi faccio coraggio e agisco alla colombiana. Passo avanti a tutti e vado dalla signora dello sportello, la quale mi spiega ciò’ che sta succedendo: i sistemi informatici sono tutti bloccati e non possono trasformare la prenotazione in biglietti. Le faccio notare che l’autobus parte ormai tra 15 minuti e lei mi fa spallucce. Le chiedo se data la situazione l’autobus aspetterà o partirà e lei mi fa capire che partirà lo stesso, c’è chi c’è. Benissimo!! Ormai le speranze di prendere il dannato autobus sono pochissime. Ecco l’errore del prenotare, se non avessimo già pagato questo biglietto saremmo potuti andare con un’altra compagnia. Lezione imparata.
Ad un certo punto la situazione sembra sbloccarsi e si sentono voci che il sistema funziona di nuovo. Salto di nuovo tutta la fila e chiedo ad un ragazzo se posso passare avanti dato che il mio autobus sta partendo. Lui molto gentilmente mi dice di si, ma la signora allo sportello mi fa notare che l’unico computer che funziona è quello dello sportello accanto. Ormai non mi interessa più niente e resto li finche la signora del primo sportello dice a quella con il computer funzionante di farmi passare per poter prendere il bus. Ho i biglietti in mano. Mancano 5 minuti!
Andiamo nella sala d’attesa e sembra che ancora qualche minuto c’è da aspettare. Corro in bagno, non ho i soldi contati e la signora all’ingresso del bagno ci impiega preziosissimi secondi di troppo per contare il resto. Corro indietro, va Marco. Nel frattempo che io lottavo per i biglietti, Marco aveva comprato dei crackers e dei biscotti per fermarci lo stomaco e questa sarà la nostra cena.
In corner, finalmente riusciamo a salire sull’autobus. Ce l’abbiamo fatta ma ci ripetiamo: MAI PIU PRENOTARE BIGLIETTI DEI BUS IN ANTICIPO!

Cartagena
Marco sulla via più fotografata di Cartagena

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