Delhi - L'ospite è sacro!

20 - 25 Agosto 2016

Stazione di Delhi. Il primo impatto con l’India ci ha visto su un treno notturno nella classe più economica, in partenza da una città dimenticata da ogni itinerario turistico e in arrivo in una delle metropoli indiane. E qui metropoli sta per confusione, sporcizia, rumori giorno e notte, tuk tuk che ti sfrecciano a 1 mm, gente ovunque, odori acri, umidità e smog. E a questo non sei mai preparato, neanche se ci arrivi via terra, dopo 7 mesi nelle terre dell’Asia. L’impatto ti mette comunque a dura prova e il rischio di cedere è reale. Quanto stiamo ancora in India?? E dopo il terzo giorno inizi già a fare il conto alla rovescia. Però poi ti chiedi anche cosa è che attira la miriade di persone che poi finiscono per innamorarsene. Allora resti e vai a cercare l’anima di questo paese la cui copertina ti respinge.

Dopo questa nottata povera di sonno ci rimettiamo gli zaini in spalla per affrontare la giornata. La prima tappa è la biglietteria della stazione. Dopo la brutta esperienza a Gorakhpur con i biglietti dei treni, decidiamo di andare da subito a prenotare quelli per lo spostamento successivo verso Amritsar, sperando che 5 giorni di anticipo bastino per farci avere dei biglietti in una buona classe. La differenza tra questa biglietteria e quella del paesino sperduto nel nulla è evidente. Innanzi tutto ci sono cartelloni ovunque che indicano la posizione e gli orari di apertura della biglietteria per turisti (che è ovunque separata da quella per gli autoctoni). I cartelloni non mancano di avvertire di non ascoltare nessuno che dica che la biglietteria è chiusa. Eh sì, bisogna stare attenti anche a chi dare fiducia, in stazione è pieno di persone pronte a dirti che il tuo treno è stato annullato o che la biglietteria è chiusa solo per portarti alla loro agenzia che offre servizi con commissioni esagerate. Raggiungiamo la biglietteria e veniamo piacevolmente accolti i un locale climatizzato con delle poltroncine…ci vorremmo stare tutto il giorno in questa oasi! Dopo aver riempito un foglio in cui si deve indicare punto di partenza e destinazione, data desiderata, numero del passaporto, ecc, una gentile signora, che sa fare il suo lavoro, ci trova in men che non si dica un posto nel treno per Amristar, nella classe ad aria condizionata e con la colazione inclusa. Ora che l’esperienza della classe economica l’abbiamo fatta, non ci facciamo nessun problema a viaggiare più comodi!!
Fatto questo andiamo a cercare la guesthouse che abbiamo prenotato. Essa si trova in una stradina imboscata quindi non è facilissima da trovare, fortuna che abbiamo Maps.me. Quando arriviamo facciamo il check in, la stanza è pulita e con aria condizionata. Purtroppo non ha finestre che danno all’esterno, ma sappiamo che a Delhi la maggior parte dei posti economici sono così.
Dopo esserci sistemati e aver sbrigato le pratiche di ingresso ci accorgiamo che l’hotel offre anche un servizio in camera di cui usufruiamo subito per uno spuntino di metà mattina…dopo il quale crolliamo in un sonno profondo in questa oasi di aria condizionata e senza finestre da cui accorgersi dove siamo. Finalmente da quando siamo entrati in India riesco a lasciarmi andare e a sentirmi tranquilla, in un posto pulito e accogliente!! Non fatemi più uscire da questa stanza!!!

Delhi room service
Non voglio più uscire da questa stanza!!!

Dopo aver recuperato un po’ di sonno si fa ora di pranzo e sappiamo già cosa fare: alziamo la cornetta e ordiniamo il pasto in camera. Ci facciamo coccolare quanto più possibile prima di scendere di nuovo per le strade affollate e umide!!
Nel pomeriggio decidiamo di uscire (anche se sarei rimasta volentieri tutto il giorno a non far niente nel mio nido) e ci dirigiamo verso la Old Delhi, ovvero il quartiere vecchio. Ci facciamo una lunga passeggiata per arrivarci e alla fine entriamo in un dedalo di stradine in cui si perde facilmente l’orientamento, piene di negozietti di tutti i tipi, di mucche e di pecore che scorrazzano indisturbate, bancarelle di frutta e verdura, tuk tuk (a motore) e rickshaw (a pedali) che intasano ogni vialetto. Veniamo quindi catapultati in questa inimmaginabile confusione, in cui anche parlarsi o camminare l’uno accanto all’altro diventano un impegno difficile da mantenere.

Delhi Jama Masjid
Ma quanti sono??

Quando siamo stanchi di camminare pensiamo di provare l’esperienza del rickshaw, ovvero una bici su cui è montato un baldacchino in cui i passeggeri si siedono. Così ci sediamo nel sedile di legno duro, sentendo nei nostri corpi ogni buca (e ce ne sono tante), stando ben attenti a tenere mani e braccia più in dentro possibile per evitare collisioni con gli altri mezzi. Alcune strade sono impenetrabili, il traffico intenso e le strade strette creano degli ingorghi insuperabili. Il nostro autista cerca strade più accessibili e dopo un lungo giro arriviamo a destinazione. Ovviamente ci chiede di più di quanto avevamo pattuito, ma ha un sorriso buono e alla fine arriviamo ad un compromesso accettabile per entrambi e il nostro rapporto commerciale finisce con un sorriso e una foto ricordo.

Delhi Rickshaw Driver
Che coppia!!

Siamo adesso arrivati alla Jama Masjid, la moschea più grande di tutta l’India. È curioso vedere la commistione di numerose religioni che si mescolano e si intrecciano pacificamente creando una diversità interessante. Proviamo ad entrarci, ma la troviamo in chiusura. Ripasseremo un’altra volta!

Delhi Jama Masjid
Commistione di religioni a Delhi

 

Delhi Jama Masjid
Caos frastornante nell’antica Delhi

Ci dirigiamo allora verso il ristorante che abbiamo selezionato per cena, vicino alla moschea e consigliato dalla guida Routard. Effettivamente il posto vale la pena e veniamo deliziati dai sapori della cucina indiana (che tradotto significa: non ho memoria di cosa abbiamo mangiato :P).
Per tornare in guesthouse ci facciamo una lunga passeggiata (in cui Marco si perde anche se non lo vuole ammettere), ma alla fine riusciamo ad uscire dal labirinto e a tornare nella nostra stanza, ancora rintontiti dalla vibrante confusione di questa città!
Inizia una nuova domenica a Delhi e noi abbiamo appuntamento per pranzo con Anshul. Anshul è un ragazzo indiano che ho conosciuto durante la mia permanenza a Parigi. Sono passati 5 anni ma è impossibile dimenticare la sua dolcezza e adesso che siamo nella sua terra ci siamo risentiti e con piacere messi d’accordo per rivederci. Abbiamo appuntamento per le 11 circa, quindi ci prendiamo la mattinata con lentezza, ordiniamo la colazione in camera e perdiamo un po’ di tempo in rilassatezza fino all’ora dell’appuntamento.

Delhi room service
Ci godiamo il lusso della colazione in camera!

Anshul ci viene a prendere con l’auto in un punto vicino al nostro hotel. Mentre lo aspettiamo penso a se sarà facile riconoscerlo, ma nell’era dei social network non è più possibile avere ricordi oscurati delle facce delle persone. Infatti quando arriva con il suo luminoso sorriso ci riconosciamo subito, felici di essere insieme. Anche Marco rimane colpito dalla sua gentilezza e tenerezza e già dopo 10 minuti insieme sappiamo già che passeremo una bellissima giornata nell’assolata Delhi.
Nel tragitto in auto ci raccontiamo qualche pezzo di vita da quando ci siamo salutati a Parigi l’ultima volta e Anshul ci racconta anche qualche aneddoto del suo paese e del suo popolo. Per pranzo ci porta in un ristorante specializzato nella cucina del sud dell’India e ci fa conoscere i meravigliosi Dosa: una specie di pancake salato servito con all’interno diversi tipi di “pasticci”, prevalentemente di patate. Delizioso. Lo divoriamo!! Insieme ai dosa arrivano altri mille piatti che Anshul ha ordinato per noi: Dahi vada (una salsa di yogurt), delle pagnotelle di riso da intingere in delle salse, gli Uttpam, ovvero dei pancake salati con diversi condimenti, molto simili a delle piccole pizzette di diversi gusti. Finiamo poi il pranzo con una botta di burro e miele dei Gulab jamun.
Siamo pieni all’inverosimile ma pienamente soddisfatti di un pranzo così particolare che mai saremmo riusciti a fare da soli. È sempre un arricchimento farsi trasportare da persone del luogo e noi oggi abbiamo una guida eccezionale!!
All’uscita dal ristorante troviamo anche una piccola parata con tanto di musici e carro. Anshul ci spiega che sono tutte persone del sud riconoscibili dai lineamenti e dal tipo di vestiti. Un signore si lancia in un ballo ipnotico e guardandolo mi vorrei buttare nella folla anche io!

Delhi Parate
Momenti di gioioso delirio!

Dopo questa piccola parentesi, riprendiamo l’auto e Anshul ci accompagna a vedere la residenza del presidente indiano. Facciamo un tour panoramico da fuori nel lusso di questo ricco quartiere di Delhi.
Finiamo poi il tour di oggi con un giro nella Agrasen ki Baoli, ovvero un enorme pozzo a scalini e a cielo aperto che veniva utilizzato in passato come punto di raccolta dell’acqua piovana per poi essere utilizzata nei momenti di assenza. La costruzione è davvero enorme, oggi è solo un monumento e nelle profonde gradinate ci si può sedere per ammirare la grandezza e l’importanza di un opera del genere in un paese dove l’acqua è un bene prezioso.

Delhi Agrasen ki Baoli
Antiche opere di ingegno!

Ci rilassiamo seduti in queste gradinate per una mezzoretta, chiacchieriamo ancora con Anshul, con degli intermezzi in francese: dice che gli fa strano sentirmi parlare in inglese dopo aver sempre parlato con me in francese e allora vuole di nuovo sentirmi parlare qualche attimo in questa lingua straniera che entrambi parlavamo in un paese non nostro.

Delhi Friends
Noi e Anshul…5 anni dopo!

Lentamente poi Anshul ci riaccompagna vicino al nostro hotel, è domenica e ha degli impegni in famiglia per la sera, ma rimaniamo d’accordo di rivederci ancora nei prossimi giorni. Lo ringraziamo fortemente (anche perché ci è stato proibito contribuire al pranzo…l’ospite è sacro per gli indiani!) e ci salutiamo.
Rientriamo per qualche ora nella nostra stanza a riposarci e a far passare un po’ di afa e poi ci immergiamo di nuovo nella Old Delhi, per una passeggiata domenicale nel tardo pomeriggio. Questa volta ci arriviamo in metro, ma non riusciamo a trovare niente di interessante. È quasi tutto chiuso, con poche persone in giro, il che è un bene per le nostre orecchie, ma fa perdere un po’ di particolarità al luogo. Vaghiamo senza meta alla ricerca di qualcosa di caratteristico e alla fine lo troviamo: alziamo gli occhi al cielo e vediamo aquiloni a perdita d’occhio intenti a gareggiare tra di loro. Lentamente ci incamminiamo verso Connaught Place, una delle icone di Delhi, il centro finanziario e commerciale. Qui si sente la modernità e lo stacco con la Old Delhi è netto, non sembra neanche di essere in India. Arrivati alla piazza veniamo fermati da un gruppo di studenti che ci chiede se possiamo rispondere a delle domande sul public speaking. Molte volte siamo stati fermati per questi sondaggi da giovani studenti quindi non esitiamo a dire di sì anche questa volta. I ragazzi sembrano estasiati e soddisfatti e l’intervista finisce con un gioioso selfie.

Delhi interview
E’ semplice fare amicizia in India!

Siamo venuti a Connaught Place nella speranza di fare un pasto più all’occidentale dati i recenti problemi di intestino. Troviamo un Burger King e non esitiamo a prendere posto…si deve anche cadere così in basso per dare riposo al nostro organismo che ogni giorno si ritrova a combattere con mille batteri a lui sconosciuti, e non sempre vince!
Con l’ennesima passeggiata arriviamo fino in hotel…domani è un altro giorno!
Iniziamo un’altra giornata nella frastornante Delhi. Stamattina ci concediamo una colazione fuori in un Cafè consigliato dalla guida, poco economico per il budget giornaliero ma molto appagante. Oggi ci prendiamo una pausa dalla affollata Old Delhi per apprezzare i siti monumentali di questa città. Per primo ci dirigiamo al minareto. Per fare questo decidiamo di prendere la metro.
Sono circa le 9 e nessuno ci spiega a cosa stiamo andando in contro. Scendiamo nella metro e sembra tutto normale, ma quando arriviamo nel binario troviamo una miriade di gente. Immaginatevi la metro B di Roma nei momenti di massimo affollamento, elevate al cubo e potrete capire cosa ci si è prospettato davanti. Con un grande sospiro ci siamo messi in fila aspettando la prossima metro e già eravamo schiacciati come sardine, ma il peggio è arrivato quando il treno si è fermato e le porte si sono aperte. Attimi di follia!!! Gente che tenta di scendere invasa dalla folla che invece non vuole assolutamente perdersi anche questo treno, che spintona a destra e a manca per poter salire, noncurante di niente e di nessuno. Persone strillano cose in Hindi. E noi siamo immersi in questa follia senza saperne le regole fondamentali. La metro riparte, non siamo riusciti a salire. Il mio istinto di sopravvivenza mi intima di non restare lì un minuto in più, ma quali sono le alternative?? La nostra meta è dall’altra parte della città e non ho nessuna intenzione di pagare un taxi.

Delhi Metro
Panico puro!!

Spaventata da quello che mi aspetta con l’arrivo della prossima metro, ma un po’ più esperta di prima rimango lì. Arriva una seconda metro, ma si ferma più avanti di dove siamo noi. La folla è scocciata e inizia a scaldarsi. I treni passano a neanche un minuto l’uno dall’altro, ma nonostante questa frequenza non riescono ad esaurire la domanda, le persone che arrivano per salire sono più di quelle che riescono ad entrare. Data la frequenza, un treno arriva mentre quello precedente è ancora fermo nel binario e si mette a strombazzare…sì, in India anche le metro suonano il clacson. Pazzesco!
Ne arriva un’altra, si ferma davanti a noi, ci prepariamo al delirio, Marco si prepara a farmi da scudo per quanto gli è possibile. Solita follia di prima, ma questa volta qualche spintone lo assesto anche io. Trasportati dalla folla accanita veniamo catapultati nel vagone. Una ragazza indiana minuta e bassina ha cercato di scendere alla fermata, ma non ci è riuscita e negli attimi precedenti alla chiusura delle porte si fa ancora più coraggio, urla come una matta cercandosi di fare strada tra le panze dei robusti indiani. Non so come ma alla fine ce la fa!
Si chiudono le porte, partiamo e mentre noi contiamo le ferite, tutti gli altri, dopo essersi insultati e spinti all’inverosimile nella battaglia dell’entrata, adesso ridono allegramente insieme, sono felici e cordiali come se nulla fosse successo. Anche questo è India.
Cerco di fare una foto dell’affollamento all’interno di un vagone in modo da ricordarmene quanto mi lamenterò delle metro occidentali, ma un ragazzo indiano mi informa che è vietato fare foto nella metro! Bah. Ci dice anche che questa è l’ora di punta e queste sono le stazioni più frequentate, ma proseguendo la corsa verso la periferia il delirio diminuisce. E così infatti accade, nelle ultime fermate riusciamo anche a respirare aria invece del sudore di ascella.
Quando scendiamo ridiamo su di questa esperienza così caratteristica e ci incamminiamo verso il minareto. Ci aspettano una ventina di minuti sotto un sole che si è fatto cocente. Quando arriviamo davanti vediamo che il biglietto non costa più 200rupie come scritto nella nostra guida (aggiornata a Gennaio 2016!!), ma 500. Cosa??? Più del doppio. In due spenderemmo per una sola attrazione più di quanto spendiamo per dormire. Una enormità rispetto al costo medio della vita e ci chiediamo come, i viaggiatori che abbiamo seguito nei blog, abbiano fatto a mantenere una media di 15$ al giorno a persona. Lo scopriamo dopo poco: da Aprile 2016 il governo indiano ha raddoppiato i prezzi di tutti i siti turistici. Raddoppiato!!! E purtroppo abbiamo subìto questo anche in molti altri stati da cui siamo passati pensando a quanto siamo stati sfigati a viaggiare nell’anno in cui tutti i governi hanno aumentato il prezzo delle attrazioni turistiche per stranieri! Grazie a tutti per aiutarci a spendere tutti i soldi che con fatica abbiamo messo da parte per questo viaggio!
Queste cose ci fanno sempre innervosire di brutto perché lo reputiamo profondamente ingiusto. E questa volta voltiamo le spalle al minareto e ce ne andiamo. Abbiamo in programma di vedere un altro monumento oggi e non ci possiamo permettere tutte queste uscite, quindi caro governo indiano siamo costretti a fare delle scelte!!

Delhi Minar
Lo scatto rubato!

Riprendiamo la strada verso la metro, ma questa volta contrattiamo un tuk tuk che sorprendentemente ci fa un prezzo onesto. Saliamo di nuovo dalla metro ma la normalità è tornata, non è più l’ora di punta e riusciamo anche a sederci!!
Arriviamo alla nostra prossima fermata: la tomba di Humayun, un sito edificato per onorare la morte dell’imperatore Humayun, a cui si ispira il Taj Mahal. Anche qui paghiamo 500rupie a testa per l’ingresso, ma è davvero bello! La visione di insieme da lontano è meravigliosa con la sua cupola bianca e la facciata in arenaria rossa. Il tutto è immerso in un bellissimo giardino. L’interno contiene, tra le altre, la tomba di Humayun.

Delhi Humayun Tomb
Benvenuti alla tomba di Humayun

Passeggiamo un po’ nei giardini per andare a vedere anche gli altri edifici, ma quello principale rimane quello che più affascina!

Delhi Humayun Tomb
Il nonno del Taj Mahal

Adesso si è fatta ora di pranzo, salutiamo il nonno del Taj Mahal e usciamo. Non sappiamo dove mangiare e nei dintorni sembra non esserci nulla di economico. Uscendo intravediamo un baracchino che fa una specie di fagotti di pasta sfoglia riempiti con un impasto a base di verdure. Ne prendiamo uno a testa per calmarci la fame, il pasto completo lo faremo in seguito.
Prima di rientrare in hotel decidiamo di andare a cercare un supermercato un po’ più grande per comprare qualcosa che ci permetta di cucinarci nei prossimi giorni, dobbiamo fare una pausa col cibo indiano. Da internet ne avevo individuato uno vicino ad una fermata della metro, così ci dirigiamo verso quella direzione. Una volta scesi dalla fermata ci incamminiamo per scovarlo. All’orizzonte non si vede niente che possa somigliare ad un supermercato. Proviamo a chiedere in giro e la gente ci dice di proseguire verso una direzione, ma troviamo solo piccoli negozietti. La camminata sotto il sole si fa veramente estenuante, ma proseguiamo verso l’obiettivo. Ad un certo punto Marco guarda di nuovo la mappa sul cellulare e si accorge che abbiamo drasticamente sbagliato direzione: il punto che avevo segnato io si trova tutto dall’altra parte rispetto alla fermata della metro. L’idea di rifarci tutta la strada indietro ci distrugge quindi assoldiamo un rickshaw fino alla metro.

Delhi Rickshaws
I mitici rickshaw

Una volta arrivati ci guardiamo intorno e scopriamo che c’è un comodissimo supermercato davanti alla fermata della metro…che pirla che siamo stati, ma almeno abbiamo trovato qualcosa che può soddisfare le nostre aspettative. Compriamo un po’ di frutta e verdura, biscotti per la colazione e…la pasta!!! In verità siamo venuti proprio per questo. La pasta è un alimento di cui Marco si è principalmente cibato nella sua vita e da quando siamo partiti la riduzione drastica dei carboidrati l’ha fatto dimagrire molto… per tutta risposta adesso è iniziato il programma di ingrassamento di cui la pasta è la pedina principale!!
Portata a termine anche questa missione, riprendiamo la metro per tornare nella nostra camera con l’aria condizionata e silenziosa. Ci stiamo accorgendo che non è possibile stare più di mezza giornata in giro, massacrati da suoni di ogni genere, dalla folla onnipresente e dal caldo umido che ti fa appiccicare i vestiti alla pelle. Dopo un po’ di ore ci si deve rintanare in camera per riprendere le facoltà mentali e fisiche. E così facciamo!
Una volta rientrati ordiniamo anche qualcosa da mangiare in camera come spuntino, dato il povero pranzo che abbiamo fatto. Tra una cosa e l’altra si sono fatte le 16 e non abbiamo la minima intenzione di rituffarci nelle strade di Delhi per oggi. Così ce ne stiamo rilassati in camera a scrivere il nostro blog e, quando viene ora di cena, a cucinarci la nostra semplice ma buonissima pasta con pomodoro e melanzane!! Poi dritti a dormire!

Delhi making food
Con la nostra cucina portatile si riesce a fare anche la pasta!!

E così inizia anche il quarto giorno a Delhi…forse abbiamo un po’ esagerato la permanenza!! Per colazione andiamo al Café di ieri che ci ha soddisfatto e che fa porzioni molto abbondanti! Poi prendiamo la strada di nuovo verso Old Delhi per visitare il Forte Rosso. Potremmo prendere la metro ma dopo l’esperienza di ieri preferiamo rinunciare, quindi andiamo a piedi verso la stazione di Nuova Delhi per poi contrattare un passaggio con qualche rickshaw. Riusciamo ad ottenere un buon prezzo: 60 rupie. Saliamo “in carrozza” e partiamo, ma l’omino non sembra avere molta voglia di portarci. Si ferma numerose volte per smollarci ai suoi colleghi, solo uno accetta, ma quando facciamo per salire da questo e ripetiamo la cifra contrattata, scrolla la testa e se ne va. Da come sono andate le trattative in hindi presumiamo che il nostro autista per smollarci gli abbia detto che avremmo pagato 600rupie, invece di 60. Invece noi abbiamo voluto ribadire la cifra e il nostro svogliato cicerone è stato costretto a riprenderci in sella! Ma ci riprova, questa volta con un mezzo a motore. Solita tiritera ma sembra andare tutto liscio. Saliamo e partiamo alla volta del forte. Quando arriviamo allunghiamo al nuovo autista le 60 rupie, ma si arrabbia e ne vuole 600. E così ci accorgiamo che lo svogliato ha cercato di fregare anche lui e noi forse siamo stati poco incisivi alla partenza. Mi dispiace amico se sei stato fregato, ma anche pensare che ti avremmo pagato 10 volte tanto il vero valore della corsa è stato un po’ ingenuo da parte tua!!
Con ancora i brontolii dell’autista che ci arrivano da lontano, ci dirigiamo verso l’ingresso del Forte che si presenta davanti a noi con delle imponenti mura.

Delhi Red Fort
L’imponenza!

Il raggiungimento della biglietteria però diventa come una sfilata nel red carpet di qualche occasione mondana. Gli indiani infatti sono soliti chiedere insistentemente foto con i turisti, questa volta tocca a noi. Solo che, appena il primo, più audace, chiede una foto si innesca una reazione a catena e TUTTE le persone che passano di lì VOGLIONO a tutti i costi fare una foto con te. Fino a degenerare. Si creano delle vere e proprie file di attesa, si litigano il posto, ti tirano da una parte all’altra rivendicando diritti di precedenza. E così finisci per sentirti una star e devo dire che ogni tanto è anche piacevole.
Quando la folla si esaurisce riusciamo a proseguire il nostro cammino, non senza qualche altro sporadica richiesta nel mentre.
Alla biglietteria paghiamo la costosissima tariffa di entrata e ci chiedono anche se vogliamo una audioguida a pagamento: è una presa in giro???
Il forte purtroppo dall’interno non ci entusiasma un granché, ci sono una serie di edifici quasi completamente spogli e molti di essi non visitabili, contornati da giardini maltenuti. Una delusione che ci è costata cara e ci chiediamo dove vadano a finire tutti quei soldi in più che il governo sta chiedendo, ma sicuramente non nella restaurazione di questi monumenti. Facciamo un giro veloce cercando di carpire qualcosa e profondamente delusi usciamo.

Delhi Red Fort
Ci aspettavamo di meglio!!

Davanti al forte si torva un tempio giainista. Ecco una delle innumerevoli religioni che si trovano in India e di cui non conoscevo l’esistenza. Per noi è molto difficile coglierne le differenze in quanto è palese che ci sia una profonda commistione tra induismo, buddismo, sikhismo, giainismo, di cui sono più evidenti le similitudini che le differenze. Da quello che leggiamo il giainismo si basa sul rispetto di tutti gli esseri viventi e sulla non violenza, concetto che poi è stato ripreso da Gandhi.
Il tempio è molto particolare e ben decorato e molto più interessante del forte!!
A pochi passi da questo, si trova un tempio sikh, una religione nata nel nord dell’India, le cui principali differenze con l’induismo sono che è monoteista e che non riconosce il sistema delle caste. La città di Amritsar, in cui andremo dopodomani, è la sede del più sacro e importante dei templi sikh. E allora facciamo una introduzione in quello di Delhi.
Il tempio è molto bello e dall’aura mistica. Prima di entrare depositiamo le scarpe in un guardaroba, indossiamo entrambi un copricapo d’obbligo e entriamo. In teoria avremmo anche dovuto bere dell’acqua fornita prima dell’ingresso e passare attraverso un “fossato” di acqua per lavarci i piedi…ma riusciamo a non farlo, soprattutto bere acqua di provenienza sconosciuta!

Delhi Sikh Temple
Testa coperta: pronti per entrare nel tempio sikh

Quando entriamo vediamo molte persone sedute in preghiera. Tutti gli uomini indossano un turbante particolare e portano sempre con se un pugnale legato in vita: i sikh d’altronde sono un popolo di guerrieri, infatti anche la loro forma fisica è molto più imponente di quella degli indiani comuni.
Alcuni uomini stanno cantando e suonando delle preghiere, mentre uno agita una specie di scopino. Questi canti creano un’atmosfera leggera, di pace e tranquillità, tanto che si sediamo per una decina di minuti a contemplare l’ambiente intorno a noi!

Delhi Sikh temple
Alla scoperta di una religione sconosciuta

Mentre usciamo vediamo che tutti passano vicino ad un bancone e si fanno dare un pezzo di un impasto scuro; anche noi lo andiamo a provare, non sapendo a quale rito ci siamo prestati!
La mezza giornata di sopportazione tra le strade di Delhi è terminata ed è ora di rientrare. A parte il forte che ci ha deluso, siamo rimasti molto colpiti dalla presenza di tutte le religioni che convivono pacificamente all’interno della stessa terra!
Rientriamo in hotel in tempo per cucinarci il pranzo: il menu di oggi prevede ancora pasta al pomodoro (per Marco) e verdure bollite e formaggio (per me).
La sera abbiamo appuntamento con Anshul che ci ha invitato per proseguire il tour gastronomico. L’appuntamento è alle 19, quindi dopo pranzo abbiamo tutto il tempo di riposarci in hotel e far passare il caldo torrido delle ore centrali della giornata.
Prima di raggiungere Anshul proviamo a portare a termine la missione di comprare una SIM indiana. Abbiamo letto che qui non è semplicissimo, occorre passaporto, fotocopie del passaporto e del visto, un contatto indiano che fa da referente e forse anche un documento che provi la residenza. Ci armiamo di tutto il necessario e ci incamminiamo verso il negozio Airtel più vicino che sembra essere a Connaught Square. Uno dei dipendenti dell’albergo (che funge soprattutto da agenzia turistica) ci dà il biglietto da visita dell’hotel per usarlo come referente indiano e, dopo aver deviato numerose volte la conversazione su altri temi per venderci dei tour, ci fa gentilmente anche le fotocopie che ci servono. Lui ci dice di andare in uno dei baracchini che si trovano nella strada qui vicino, ma noi ci fidiamo di più ad andare nel negozio ufficiale.
Fatichiamo un po’ a trovarlo, ma alla fine ci arriviamo e ci accorgiamo che le procedure sono più semplici di quello che avevamo letto. Ci chiedono infatti solo il passaporto (e non le fotocopie), il contatto dell’hotel che però non chiameranno per assicurarsi della nostra identità, come invece avevamo letto, e la compilazione di un form. Il tutto è molto semplice. Compriamo un pacchetto con 1 GB di internet valido un mese, paghiamo e tutto è fatto. Il commesso ci dice di chiamare un numero tra un paio d’ore per attivare la SIM e poi sarà pronta all’uso. Inoltre, contrariamente alle informazioni che avevamo, Airtel garantisce il servizio internet in tutti gli stati indiani, senza costi in più per il roaming dati! Anche questa è fatta!!
Ci precipitiamo poi verso la metro per non fare tardi all’appuntamento con Anshul e, per una volta, riusciamo addirittura ad arrivare in anticipo!
Anshul arriva a prenderci con il suo solito gentile sorriso! Mentre saliamo in macchina ci dice i programmi per la serata: vuole portarci a bere un buon chai indiano, poi a mangiare dello street food tipico del Bengala per concludere con dei dolcetti tipici. Ci piace!! Insieme a lui ci tuffiamo nel traffico di Delhi…inimmaginabile, molto peggio di quello nel raccordo anulare. Ci mettiamo una vita per raggiungere la destinazione e le sue amiche, con cui abbiamo appuntamento, cominciano a scalpitare. Dopo l’ennesima delle numerose telefonate annunciano che salteremo la fermata chai per recarci subito a cena, dato che sono affamate.
Dopo un’oretta buona in macchina, in cui Anshul continua il suo racconto sulla cultura e le tradizioni indiane, arriviamo al luogo dell’appuntamento con le sue due amiche: una di loro è la cantante di un famoso gruppo musicale indiano, mentre l’altra lavora nel settore cinematografico. Insomma siamo nella Delhi da bene!!
Le ragazze salgono in auto, ma quando Anshul riferisce loro il piano che aveva in mente per noi, loro si oppongono con tutte loro stesse…ed è subito chiaro chi prevarrà stasera nel prendere decisioni. Il posto in cui il nostro amico voleva portarci per assaporare il cibo bengalese a loro non piace, dicono che sia troppo sporco. Ne suggeriscono un altro, che non conoscono ma che sembra che sia migliore.
Arriviamo lì, ci sediamo e lasciamo anche stavolta la decisione a loro per farci assaggiare dei piatti tipici. Ma la situazione non è come al pranzo con Anshul di domenica…le porzioni sono decisamente sottostimate e i prezzi esagerati…proprio stasera che dobbiamo pagare!! Il cibo non mi entusiasma, troppa senape che copre tutti i sapori. Le ragazze non mangiano quasi nulla, metà gamberetto a testa e qualche cucchiaio di riso con le varie salse dei cibi…e si dicono anche sazie!! Noi mangiamo un po’ di più, ma comunque ci alziamo da tavola ancora affamati e con molti, troppi, soldi in meno. Anche Anshul sembra molto deluso e quando restiamo soli con lui riconosce il fatto che il posto non era granché!
Durante la cena parliamo un po’ con le due ragazze, che tengono la scena in pugno. Ci dicono di non andare nei posti turistici e nelle grandi città, ma alla nostra richiesta su dei consigli di posti particolari non sanno rispondere. Utile così! Quando raccontiamo della nostra esperienza nella Sleeper Class del treno notturno sembrano inorridite, come quando pronunciamo il nome di Gorakhpur, in cui una delle ragazze ha dei parenti che si rifiuta di andare a trovare per non mettere piede nella città. Insomma, come ci conferma anche Anshul, sono delle principessine. Ma alla fine sono anche gentili e simpatiche nei loro comportamenti da alta società a cui siamo poco abituati, soprattutto dopo questi mesi!
All’uscita del ristorante le due ragazze si dileguano e rimaniamo da soli con Anshul, il quale ha in serbo per noi una carta irresistibile: il gelato!! In generale non ci fidiamo di mangiare il gelato in India, ma lui ci porta in un posto super sicuro. E’ un negozio che è nato a Mumbai e che è subito divenuto famosissimo per la qualità del gelato e per l’uso di ingredienti naturali. Data la popolarità ha aperto una succursale anche a Delhi che si trova a Connaught Place, nella via quindi per rientrare in hotel.
Anshul ci fa assaggiare molti dei gusti particolari che ci sono per poi arrivare alla scelta definitiva di 4 gusti, difficili da ricordare in quanto tutti a base di frutti particolari e sconosciuti in Europa, ma eccezionali!! Mi gusto il gelato con le lacrime agli occhi e ringrazio con tutto il cuore Anshul per questo regalo che mi ha fatto. Gli dico che adoro il gelato e che, sebbene siamo in paesi caldi da Marzo, ne ho mangiato pochissime volte!! I suoi occhioni gentili sembrano soddisfatti di aver, con questa carta, risollevato le sorti gastronomiche della serata!!
Dopo questa parentesi di puro piacere ci accompagna vicino all’hotel e ci dà appuntamento per domani sera per farci gustare quello che aveva in serbo per stasera…e noi ne siamo felici!!
Quando rientriamo in camera Marco sembra distrutto, per tutta la sera ha avuto un forte mal di testa e speriamo che con una bella dormita passi.
E invece è il preludio per un altro intoppo di salute!! Durante la notte gli sale la febbre molto alta e passa un’altra nottata in bagno…il batterio ha di nuovo colpito!! Cosa sia stato questa volta non riusciamo a capirlo, ci sembrava di non aver fatto cavolate con il cibo!! Siamo di nuovo da capo, ma questa terza botta ci distrugge!! Siamo provati anche moralmente! Non possiamo nemmeno pensare di poter passare altri due mesi stando male una volta a settimana…vorremmo prendere il primo aereo per tornare a casa e non dover più pensare a cosa mangiamo, cosa beviamo, con che acqua ci laviamo i denti. Anche cucinarci da soli richiede sempre uno sforzo in più e sappiamo già che non potremo farlo in maniera assidua, soprattutto nei giorni in cui il ritmo di viaggio è pressante. E allora quale è la soluzione? Dove e cosa possiamo mangiare per non stare ancora male? Difficile dirlo visto che non riusciamo a capire cosa ci sta facendo male.
Nel frattempo Marco ha la febbre a 38.5 e bisogna tornare operativi, devo far tacere la stanchezza morale e fisica e lo sconforto, adesso dobbiamo gestire questa situazione.
Quando si fa mattina ordiniamo la colazione in camera cercando di scegliere cose che Marco possa mangiare in questo stato (le informazioni che ho collezionato l’altra volta a Pokhara ritornano ad essere utili!). Poi esco in missione, prima tappa: farmacia! L’antibiotico che abbiamo preso in Birmania, perfetto per questo tipo di disturbo, è finito, ma ne abbiamo altri due tipi che fanno al caso nostro. Per evitare che finiscano anche questi vado a rifare scorta in farmacia e ci aggiungo anche dei probiotici. Poi faccio una serie di altre commissioni e corro a vedere come sta Marco. Ancora male e più sconfortato di me, ovviamente, visto che è lui che sta male! Ci parliamo un po’ a cuore aperto, ci diciamo che non ce la facciamo più e che se l’India è tutta così tanto vale tornare, anche se sarebbe una sconfitta! Ci tranquillizziamo e poi lo metto a riposare, dopo aver preso l’antibiotico. Tra l’altro domani abbiamo il treno prenotato per Amritsar, ma per adesso è un problema di secondo livello.
Io esco di nuovo per andare al supermercato che abbiamo scovato l’altro ieri dove sono sicura di trovare qualcosa per poter far mangiare qualcosa di sano a Marco per pranzo e per cena. Prendo la metro (e mi godo il vagone per sole donne per non avere problemi, anche se non avrei avuto nessun tipo di problema neanche in quello misto, a differenza delle esperienze in Iran!). Al supermercato riesco a trovare quasi tutto, ma non le carote e le banane. Affranta dal non aver trovato le due cose che più sono utili in questi casi, riprendo la metro per rientrare. Nel tratto a piedi tra la stazione della metro e l’albergo riesco a trovare la stradina del mercato, così posso portare a termine la missione con successo!
Appena rientro in camera inizio a preparare il pranzo a base di verdure bollite. Marco ancora ha la febbre alta. Nel frattempo scrivo al nostro amico Anshul che dobbiamo rimandare l’appuntamento di stasera e gli spiego l’accaduto. Fortunatamente il padre di Anshul è medico e Anshul si offre di chiedere al padre come possiamo risolvere la situazione. Dopo un po’ di scambi via chat di Messenger (e mille ringraziamenti da parte nostra per l’aiuto immenso che ci sta dando…è bello non sentirsi completamente soli, lasciati a noi stessi e alle nostre poche conoscenze mediche!!), mi dà la cura che gli viene dettata dal padre a base di antibiotici (che si possono tranquillamente trovare in farmacia, senza ricetta medica) e di tachipirina.
Valutiamo la situazione: Marco ha già iniziato a prendere un antibiotico che avevamo noi, ma alla fine decidiamo di affidarci a chi ne sa di più e di iniziare la cura consigliata dal padre di Anshul. Mi sento molto più sollevata adesso, perché la scelta di come curarsi non dipende più da noi e dalle conoscenze superficiali costruite su internet, ma possiamo affidarci ad una persona che ne sa e che soprattutto svolge la professione in un paese in cui questi disturbi sono all’ordine del giorno. Dagli scambi di messaggi tra me-Anshul-padre di Anshul, veniamo anche rassicurati che non si tratti di malaria o dengue (anche se questa volta l’avevamo escluso anche noi con un certo grado di sicurezza!).
Dopo pranzo esco di nuovo per il secondo round in farmacia. Tanto che ci sono vado anche in stazione per sentire se si può spostare la date dei biglietti del treno. La soluzione è che si devono comprare dei nuovi biglietti per il giorno desiderato e i vecchi vengono rimborsati del 25% fino a 12 ore prima della partenza. Purtroppo non ho pensato di portarmi dietro i passaporti quindi a parte queste informazioni non riesco a fare niente, comunque le 12 ore scadono alle 19 di stasera quindi c’è ancora tempo per vedere come sta Marco e decidere, per poi in caso tornare munita di passaporti.
Torno in camera e Marco inizia il ciclo di medicine. Ci riposiamo entrambi cercando di non buttarci ancora giù di morale. La tachipirina fa effetto e dopo qualche ora la febbre si abbassa molto e si vedono anche i primi miglioramenti di intestino. Nel tardo pomeriggio Marco riacquista anche un po’ di forze con qualche merenda a base di banane e limone. Per quanto riguarda il treno decidiamo di fregarcene del rimborso e di rimandare a domani mattina la decisione: se Marco sta bene partiamo, altrimenti andrò a fare altri biglietti per il giorno successivo.
Ci parliamo ancora per decidere come affrontare questa situazione che sembra non finire mai. Passato il momento di sconforto siamo entrambi d’accordo di non voler arrenderci, ma di darci un’ultima opportunità. Decidiamo che se ci sentiamo male un’altra volta compriamo il biglietto di ritorno e chissenefrega dell’India!! Incrociamo le dita che le prossime tappe nel nord ci diano un po’ di respiro, in tutti i sensi!!
Prima di cena esco ancora per rifare fornimento di verdura anche per il giorno dopo: nel caso in cui decidiamo di partire ci porteremo il pranzo pronto a base di patate e verdure bollite, per evitare di dover mangiare nei baracchini. Appena raggiungo la strada principale vengo invasa di gente, più del solito, suoni e decine di bancarelle in più che vendono una specie di salsa su delle coppette. Dopo qualche passo (non riesco a farne molti tra tutta quella folla) riesco a scorgere un carro con delle persone in costume sopra, si tratta di una sfilata religiosa, dedicata non so a quale delle innumerevoli divinità induiste.

Delhi festivals
La processione che crea ingorgo!

Mi faccio coraggio e affronto la folla, l’immondizia in più per terra dovuta al fatto che la strada è diventata il cassonetto delle coppette che vengono vendute, le moto che si infilano ovunque noncuranti di dove vanno a sbattere (d’altronde loro suonano il clacson per avvertirti, se poi non ti sposti non è colpa loro) e i tuk tuk che rimangono incastrati in tutto quel casino. Camminare è davvero impossibile, ma piano piano, cercando di avere occhi ovunque, riesco a districarmi e arrivare in un punto relativamente calmo. Riesco a comprare la verdura che mi serve e vedo anche decine di bancarelle che vendono i bracciali coloratissimi e tintinnanti che ogni donna indiana indossa senza parsimonia. Ne scelgo solo due e la signora che li vende sembra sorpresa dal numero così irrisorio: signora non so dove metterli i 20 che mi vuole vendere!!
Prima di rientrare vado anche in un negozio che avevo già visto nelle peregrinazioni al mattino per comprare una nuova cover per il mio zaino, quella con cui sono partita non ha retto al viaggio e all’aumentare delle dimensioni dello zaino e si è squarciata.

Rain cover backpacks
Addio compagna di viaggio!!

Portate a termine le mansioni mi appresto ad affrontare di nuovo la confusione inimmaginabile creata dalla parata e molto lentamente ce la faccio a tornare senza neanche un graffio in hotel. Racconto tutte le mie vicissitudini a Marco che ne frattempo si sta riprendendo a vista d’occhio. Uscire senza di lui a fianco sembra ormai una perdita di tempo, senza condividere all’istante ogni pensiero, anche il più stupido, senza avere il suo appoggio per qualsiasi cosa, senza che mi avverta se un motorino sta passando o che sto per calpestare un escremento di animale, senza prendere decisioni insieme o ridere insieme di qualche scena strana che vediamo in giro. Mi sento piccola di fronte a tutto il mondo che c’è la fuori senza di lui…è anche per questo che quando si sente male mi prende lo sconforto, perché devo contare solo su me stessa senza il suo indispensabile appoggio che mi ha sempre fatto sentire protetta e al sicuro in ogni angolo del mondo!
Ma adesso sta meglio e la giornata sta volgendo al termine. Ci cuciniamo la cena e anche il pranzo da impacchettare per il giorno dopo e poi, esausti, ognuno per i suoi motivi, ci lasciamo trasportare nel mondo dei sogni, sperando che quella che abbiamo soprannominato come la crisi del settimo mese passi!
Ci svegliamo di buonora e passiamo in rassegna le condizioni di Marco: la notte è passata liscia, la febbre è scomparsa e si sente in forze. Dalla nostra parte c’è il fatto che abbiamo un biglietto nella classe con aria condizionata, quindi il viaggio sarà sicuramente più rilassante di quello precedente. Ok, decisione presa: partiamo!!

Indian trains
Un’appassionante chiacchierata in mezzo ai binari

 

Indian Railways
Un treno di tutto rispetto!

 

 

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